I meteoropatici soffrono di diversi malesseri in primavera

Tutti i rapidi cambiamenti meteo della primavera si riversano negativamente sui sensibilissimi soggetti meteoropatici, capaci di avvertire i cambiamenti delle previsioni del tempo attraverso tutta una lunga serie di disturbi fisici.
Alla base di questa innata e non voluta capacità delle persone meteoropatiche, vi è la sensibilità fisica verso le variazioni repentine di una previsione meteo, la quale si riflette su articolazioni, senso di fatica, stress, sonno, pesantezza di gambe, pruriti, etc.
I meteoropatici sono senza dubbio persone più inclini a subire lo stress e le sue conseguenze, per cui anche l’arrivo della primavera con tutte le sue variazioni veloci, accentua lo stato di stress e quindi i disturbi del corpo.
Quali i malesseri dei meteoropatici
I meteoropatici possono avvertire vari tipi di malesseri fisici, capaci di variare enormemente in base alle previsioni del tempo.
Ad esempio, possono subire un senso di profonda stanchezza e sonnolenza nonostante abbiano dormito le ore necessarie, o sentirsi apatici, depressi e giù di morale quando il maltempo prende il posto del sole.
Analogamente, se le previsioni meteo portano grigiore e forte umidità, ne risentono le articolazioni, le gambe si appesantiscono e possono anche dolere vecchie cicatrici e ferite ormai rimarginate anzitempo.
Il meteo può anche influire sulla respirazione, innescando allergie stagionali, lacrimazioni insistenti e senso di spossatezza mentale.
Come viene percepito il cambiamento meteo dai meteoropatici
I meteoropatici hanno la capacità di percepire fisicamente attraverso i malesseri i cambiamenti meteo, perché gli stimoli nervosi visivi derivati da una maggior quantità di luce e da una sua maggior durata nel tempo, comportano anche una stimolazione cerebrale che porta a variazioni fisiche di risposta.
Quando l’organismo non riesce ad adeguarsi a questi cambiamenti veloci e soprattutto al maggior numero di ore di luce, si instaura il quadro di disturbo fisico.
Anche l’umore, conseguentemente, ne risente e diventa altalenante insieme all’incapacità dell’organismo di adattarsi a nuovi ritmi stagionali legati alla differente durata di luce solare.
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